L’ANIMA NERA DELLA POLITICA SENZA SCRUPOLI
di Giorgio Bardaglio


Per comprendere la gravità di quanto accadeva basta leggere una lettera. E’ quella scritta dal commercialista Pennati alla moglie e ai figli, nel timore che gli succedesse una disgrazia. Per leggerla basta voltare questa pagina. La pubblichiamo così, per esteso, poiché nessun altro documento racconta in modo sintetico ed efficace il giro di affari loschi e corruzione che ci ritroviamo in casa.
Una cricca ramificata ed estesa, baldanzosa e strafottente come lo sono soltanto coloro che credono di farla franca e rinunciano, oltre all’onestà, anche alla decenza. Uno scandalo che è peggio della Tangentopoli originale, considerato che aggiunge alla spartizione di favori e fette di torta, pure il legame con la ‘ndrangheta, con la gente che fa i soldi nei modi più sconci e quando le cose non girano per il verso giusto non discute: spara. Le duecento pagine di ordinanza non sono che la conferma di ciò che è scritto in quella lettera, a dimostrazione che dietro quel volto gaudente o rassicurante di questo o quel politico esiste un’anima marcia, corrotta, violenta.
La cosa più triste è il comportamento di coloro che fino a pochi giorni fa con Ponzoni, Brambilla, Perri e gli altri indagati erano pappa e ciccia e ora ostentano stupore, lontananza, persino indifferenza. Un po’ di dignità, per favore.
Non sono finiti in galera quattro mariuoli, piuttosto è stato smascherato un intero sistema con responsabilità vaste, che riguardano anche il peccato di omissione: l’aver fatto finta di niente, l’aver ignorato il sospetto, l’aver sempre voltato dall’altra parte la testa. Spiace ammetterlo, ma se pur esistono molti uomini di spessore – integri e limpidi da poter camminare a testa altra per le strade – gran parte della politica brianzola è stata inquinata, drogata, resa inutile o addirittura dannosa da gente che non sa neanche dove stia la morale, l’etica.
Non vogliamo tirare pietre o stracciarci le vesti, come farebbe ogni ipocrita. La giustizia è lunga, oltre che lenta, e valuterà le responsabilità penali con i riti che si è scelta. Un giudizio, però, possiamo darlo subito, sulla ragnatela di rapporti, di favori, di scambi, di minacce, di pressioni, di interessi, di intrallazzi dei politici e non soltanto di quelli finiti in galera. Un giudizio morale, ci verrebbe da scrivere, sapendo di far storcere il naso a chi sente odore di bigotto lontano cento miglia ma non si accorge del puzzo di putrido quando a marcire è la propria stessa gamba.
Sull’altare di presunti “interessi superiori” troppi protagonisti della politica hanno sacrificato il comportamento retto, il rifiuto della disonestà. La morigeratezza, rinunciando a riconoscere il confine tra il fare la cosa giusta o scegliere quella sbagliata. E’ così che hanno finito di vedere ciò che succedeva. Ai nostri occhi però sono ugualmente colpevoli, anche se soltanto sfiorati dalle inchieste della magistratura. Ripartiamo da qui, dal dire le cose con il proprio nome e concedendo fiducia soltanto a chi dimostra di essere non soltanto un bravo politico ma una persona specchiata. Il fine non giustifica i mezzi, semmai è dalla bontà dei mezzi che si giudica il fine di chi fa politica.


da Il Cittadino di sabato 21 gennaio 2012

Leggi la lettera shock di Sergio Pennati